
Di Giuliana Musso
Con Giuliana Musso e Claudia Grimaz
Musiche Claudia Grimaz
Domenica 19 dicembre 2017 ore 17.00
Cosa vanno dicendo? Che io, Medea, avrei ammazzato i miei figli. Chi potrebbe mai crederci…?
(Christa Wolf)
Approdata con Giasone a Corinto, Medea scopre nei sotterranei della reggia una tomba con i resti di Ifinoe, principessa e primogenita di Creonte, uccisa per ragioni politiche affinché il regno non tornasse nelle mani di una donna. A causa di questa scoperta Medea straniera, donna di medicina e sacerdotessa, diventerà suo malgrado oggetto di un’implacabile macchina del fango, di una caccia alla strega che culminerà con il suo esilio. Quando la secondogenita di Creonte, Glauce, che ha stretto un rapporto di affetto con Medea, si suicida, la colpa ricade su quest’ultima. Nonostante la falsità e la pretestuosità dell’accusa, l’esito sarà la lapidazione dei suoi figli ad opera della città che si macchierà così del delitto.
Ispirato al celebre romanzo di Christa Wolf, “Odiare Medea” è uno studio teatrale in forma di lettura scenica. È il racconto di una donna che non solo non uccide i propri figli, ma diventa capro espiatorio sul quale riversare tutta la rabbia, l’odio, la paura di una società in crisi d’identità.
Lo studio prende spunto dalle tracce pre-euripidee del mito e lo colloca nel momento di svolta della storia umana, quando il patriarcato fermò con la violenza il progredire pacifico delle antiche società matrifocali. Da allora prevalgono modelli androcratici di convivenza, che si costituiscono attraverso rigide gerarchie di potere, utilizzano la forza come principio di giustizia, adorano un dio maschio che ha generato un figlio maschio, controllano e regolano la vita sessuale e riproduttiva, impongono la supremazia della ragione sui sentimenti, dell’anima sul corpo, dell’ideale sul concreto, del maschile sul femminile. Il sogno del patriarcato è un sogno di dominio assoluto in cui non hanno spazio l’“essere in vita”, la sua unicità e complessità. In questo sogno i figli sono tutti sacrificabili.
Giuliana Musso riprende il suo precedente testo “La città ha fondamento sopra un misfatto” e lo arricchisce dei contributi offerti da Riane Eisler, Maria Gimbutas, Fritjof Capra, Rosalind Miles e altri. Alla musica e al canto viene affidato il compito di tenere insieme una giostra di personaggi e racconti, di miti delle origini e chimere contemporanee con uno “stile osservato”, che tocca la polifonia e il contrappunto, mescolando il repertorio del melodramma italiano e i nazionalismi di fine Ottocento, sino a fremiti più attuali e pervasivi.
Giuliana Musso
Giuliana Musso è attrice, ricercatrice, autrice, Premio della Critica 2005, Premio Cassino Off 2017 e Premio Hystrio 2017 per la drammaturgia.
E’ tra le maggiori esponenti del teatro di narrazione e d’indagine: un teatro che si colloca al confine con il giornalismo d’inchiesta, tra l’indagine e la poesia, la denuncia e la comicità. Una poetica che caratterizza tutti i suoi lavori: una prima trilogia sui “fondamentali” della vita, Nati in casa, Sexmachine e Tanti Saluti (nascita, sesso e morte), e poi un impegnativo viaggio nella distruttività del sistema patriarcale con La città ha fondamenta sopra un misfatto (ispirato a Medea.Voci di Christa Wolf), La Fabbrica dei preti (sulla vita e la formazione nei seminari italiani prima del Concilio Vat. II) e Mio Eroe (la guerra contemporanea nelle voci di madri di militari caduti in Afghanistan). Dal 2008 la sua “casa” artistica è La Corte Ospitale, Rubiera (RE). Diplomata presso la Civica scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, durante gli anni della sua formazione predilige lo studio dell’improvvisazione comica, della maschera e della narrazione. In qualità di attrice lavora in diverse produzioni di prosa contemporanea e di Commedia dell’Arte. Dal 2001 si dedica esclusivamente a progetti di teatro d’Indagine, firmando tutti i testi che porta in scena: Nati in casa (2001), scritto con Massimo Somaglino, sulla nascita di ieri e di oggi. Il monologo, ospitato nel 2004 nella trasmissione Rai Report, è stato pubblicato da L’Unità nella collana di dvd “Teatro in-civile” (2005) e nell’antologia di teatro contemporaneo “Senza Corpo” Ed. Minimum Fax a cura di Deborah Pietrobono (2009). Nel 2010 “Nati in casa” è uno dei testi del programma Face à Face – Parole d’Italia per le scene di Francia- e viene rappresentato in forma di lettura presso il Théâtre de la Ville di Parigi. Sexmachine (2005), monologo per più personaggi maschili sulla sessualità commerciale. Musiche in scena di Gianluigi Meggiorin.
Nel 2005 riceve il Premio della Critica dell’ANCT. Tanti saluti (2008), spettacolo di teatro clownesco e teatro d’indagine sul tema della morte. Con Beatrice Schiros e Gianluigi Meggiorin. Tanti saluti è stato pubblicato nel cofanetto dvd “Storie Necessarie” (2010) edito da Rai Cinema e Argot Produzioni. La fabbrica dei preti (2012), sull’educazione impartita nei seminari italiani degli anni ’50 e ’60. Produzione La Corte Ospitale. Nel novembre 2013 l’audio integrale viene trasmesso nel programma Tutto esaurito! Di Rai Radio 3. Wonder Woman (2015), scritto e interpretato con Marta Cuscunà e Antonella Questa, drammaturgia originale che intreccia dati statistici, racconti biografici e schetch satirici sull’economia al femminile. Mio Eroe (2016), monologo.Il tema generale è la guerra contemporanea, il soggetto è ispirato alla biografia di alcuni dei 53 militari italiani caduti in Afghanistan durante la missione ISAF (2001- 2014), la voce è quella delle loro madri. Vincitore del Premio Cassino Off 2017.
Claudia Grimaz
Claudia Grimaz, soprano e attrice, si è diplomata in canto al Conservatorio Tomadini di Udine. Ha partecipato a diversi spettacoli teatrali, di commedia dell’arte e musicali, iniziando inoltre la collaborazione e lo studio del canto popolare con Giovanna Marini. Dal 2006 è membro dell’ensemble vocale Oktoechos diretto da Lanfranco Menga e collabora con l’Ensemble cameristico Sergio Gaggia, partecipando a diverse produzioni. Dal 2006 dirige il coro femminile La Tela e dal 2011 il Coro Popolare della Resistenza di Udine.